ATTACCO: la "prima parola", il gesto che mette in movimento l'aria - pena l'impossibilità del suono.
Il "ch" rompe il nulla/tutto del silenzio, dell'immobilità e dà origine al suono.
Ma in quanto interruzione di contiguità, dà vita anche al fantasma di sé stesso -il fruscìo, il click- la frattura che il mondo presenta quando lo si guarda al microscopio.
La "prima" cosa che fa una parola è sancire la non-continuità congenita del mondo -l'impossibilità del silenzio... ed insieme, l'esistenza del movimento, che è suono.
La parola è fatta, composta di VOCALI e CONSONANTI, che rappresentano gli opposti/complementari del suono. La continuità dell'aria -cfr. canto vocalico --> respirazione circolare - e l'interruzione provocata da lingua, labbra, denti, glottide.
La vocale rappresenta la continuità del suono; la consonante lo devia da una traiettoria presunta: si sfilaccia con le "esse", fugge con le "effe", cade e rimbalza con le "ch".
Opposte/complementari, vocali e consonanti hanno comunque la medesima origine: la parola; nascono dal ritmo, da movimento di aria.
Il movimento è il punto di grazia fra SPAZIO e TEMPO.
Le parole hanno bisogno di tempi e spazii propri, in un certo qual senso molecolare, per essere; l'ascolto delle parole ne richiede altri, particolari: umani.
Movimento nello spazio acustico di un riproduttore stereo: left-right, vicino-lontano, vorticosamente aggrovigliandosi su sé stesso.
Movimento nel tempo veloce/lento; la variazione del tempo di lettura del suono (pitch) che modifica lo "spazio" armonico e apre lo spazio percettivo: il tempo genera lo spazio e viceversa!
Poi la parola ha una "faccia", un aspetto: una fisionomia - come dice la forma d'onda -che in un certo senso rispecchia la personalità - la tecnica fisiologica - di chi la pronuncia: Mirco, un merlo... sassi nell'acqua... gocce.
Una MORFOLOGIA del suono che ne determina il timbro e ne permette il riconoscimento da parte dell'ascoltatore.
E infine la parola diventa FRASE quando riacquista la continuità, unendosi ad altre parole, attraverso la cadenza di respiri, nervi, soffi...
La scansione delle parole, in quanto "flatus vocis", produce una continuità mediante un piccolo rosario di discontinuità - quali son le parole e delle quali le frasi stesse sono formate.
Cadenzate dall'ansimar dei respiri, le frasi si caratterizzano con movimenti ed elaborazioni autonome, riproponendo le variazioni dei quadri.