a pane e acqua
audiofiles (1997)
    voce e testi Mirco Marchelli
 
variazioni elettroniche sulla voce
per l'opera di Mirco Marchelli  i traslochi
 
 
Il lavoro è inserito in un CD allegato al catalogo dell'esposizione "I traslochi" ed è composto da:
un montaggio di una canzone popolare ovadese, accompagnata dal chiacchierìo del Carletto e del Soldi - abitanti in Ovada;
le variazioni elettroniche su 21 testi poetici di Mirco Marchelli, divisi in tre cicli di 7;
un ciclo di variazioni per flauto, viola e chitarra di Mirco Marchelli dal titolo "Sul Sol";
una ninna nanna ovadese per 2 voci e pianoforte dal titolo "Ciansza ciù", composta dal Marchelli, cantata da Jemima Zeller e Simonetta Artuso ed elaborata al computer.
 
Questo lavoro prosegue la ricerca sulla parola iniziata con la precedente composizione "Profezie di cemento".
 
 
Le parole hanno due aspetti di azione comunicativa: il senso ed il significato, che agiscono permettendo la "connotazione" e "denotazione".
Il senso è il "concetto", l'idea della parola, mentre il significato è una sorta di deizione della parola stessa: è ciò che indica.
Ma al significato non si può negare una sua precipua comunicazione di "senso", un valore conoscitivo semantico.
Significato inteso come "essenza", corpo: l'ESSERE delle parole - che è ritmo, e suono, e "cosa".
In tale accezione la parola diviene un vero e proprio oggetto: un oggetto sonoro, che non cessa di avere le proprie specificità semantiche e contestuali, ma ne acquista altre che non hanno a che fare solo con l'aspetto semantico, ma anche auditivo, percettivo, stimolativo di sensazioni ed affetti.
 
Quello che a me interessa e quello che ho privilegiato non è il senso delle poesie di Mirco ma piuttosto il ritmo, la scansione, il respiro con cui vengono pronunciate. Per questo ho privilegiato come scelta per il montaggio le registrazioni ininterrotte, la spinta enfatica; per lo stesso motivo le poesie non devono essere interrotte, tagliate, spezzate nel ritmo. Piuttosto sono le ulteriori elaborazioni con l'elettronica che devono plasmarsi, adattarsi alla frenesia del ritmo poetico e recitativo.
La parola, come gesto sonoro, può essere ulteriormente scomposta ed affrontata in determinate caratteristiche specifiche. Queste "variazioni elettroniche sulla voce" vogliono, con una struttura che si rifà direttamente alla forma-variazione, indagarne alcuni aspetti.
 
 
 
 
ATTACCO: la "prima parola", il gesto che mette in movimento l'aria - pena l'impossibilità del suono.
Il "ch" rompe il nulla/tutto del silenzio, dell'immobilità e dà origine al suono.
Ma in quanto interruzione di contiguità, dà vita anche al fantasma di sé stesso -il fruscìo, il click- la frattura che il mondo presenta quando lo si guarda al microscopio.
La "prima" cosa che fa una parola è sancire la non-continuità congenita del mondo -l'impossibilità del silenzio... ed insieme, l'esistenza del movimento, che è suono.
 
 
La parola è fatta, composta di VOCALI e CONSONANTI, che rappresentano gli opposti/complementari del suono. La continuità dell'aria -cfr. canto vocalico --> respirazione circolare - e l'interruzione provocata da lingua, labbra, denti, glottide.
La vocale rappresenta la continuità del suono; la consonante lo devia da una traiettoria presunta: si sfilaccia con le "esse", fugge con le "effe", cade e rimbalza con le "ch".
Opposte/complementari, vocali e consonanti hanno comunque la medesima origine: la parola; nascono dal ritmo, da movimento di aria.
 
 
Il movimento è il punto di grazia fra SPAZIO e TEMPO.
Le parole hanno bisogno di tempi e spazii propri, in un certo qual senso molecolare, per essere; l'ascolto delle parole ne richiede altri, particolari: umani.
Movimento nello spazio acustico di un riproduttore stereo: left-right, vicino-lontano, vorticosamente aggrovigliandosi su sé stesso.
Movimento nel tempo veloce/lento; la variazione del tempo di lettura del suono (pitch) che modifica lo "spazio" armonico e apre lo spazio percettivo: il tempo genera lo spazio e viceversa!
 
 
Poi la parola ha una "faccia", un aspetto: una fisionomia - come dice la forma d'onda -che in un certo senso rispecchia la personalità - la tecnica fisiologica - di chi la pronuncia: Mirco, un merlo... sassi nell'acqua... gocce.
Una MORFOLOGIA del suono che ne determina il timbro e ne permette il riconoscimento da parte dell'ascoltatore.
 
 
E infine la parola diventa FRASE quando riacquista la continuità, unendosi ad altre parole, attraverso la cadenza di respiri, nervi, soffi...
La scansione delle parole, in quanto "flatus vocis", produce una continuità mediante un piccolo rosario di discontinuità - quali son le parole e delle quali le frasi stesse sono formate.
Cadenzate dall'ansimar dei respiri, le frasi si caratterizzano con movimenti ed elaborazioni autonome, riproponendo le variazioni dei quadri.
 
 
ouverture ovadese                                4’ 18”
Ciansza ciù                             2’ 46”