Ho cercato in quelle parole; nel parlarle;
cercato, nel suono delle parole,
le imperfezioni, le rotture,
e CLCK e PPP e FFF e TRC.
Che sono come un po’ un vuoto,
come quello lasciato da una pallina
di catrame saltato via.
E mi chiedevo:
ma una parola smangiucchiata,
ha ancora il suo senso? significa ancora?
e il suono ha un suo senso?
e un riferimento?
e esiste la parola indipendente
dal suono che la dice?
chissà come si immaginano il significato delle parole i muti?
e i sordi?
A me, per esempio,
viene sempre da finire una parola lasciata a metà dalla radio,
da un passante,
da un manifesto strappato.
Quei vuoti, quegli strappi,
stanno al posto d’un tempo,
d’un movimento degl’occhi,
d’un suono ascoltato.
Una scossa, per percepir l’evento;
come un click
poi il tempo le scorre via, le parole;
e per un certo tempo ancora,
han vita negli occhi di chi li legge.
Fino a non restar completamente appiccicate alle suole dei
passanti.
Nulla si consuma…
semplicemente scorre.