Profezie di Cemento
audiofile 4ch (1997)
versione binaurale (2012)
 
Principe dei Barboni,
Re delle Nuova Miseria.
 
CT girava Milano coi cani appresso.
Almeno così me lo ricordo io;
ma il mio ricordo è scheggiato,
come da un unghia che stuzzica
lo stucco alle finestre.
Ricordo un carretto,
ricordi i cani,
ricordo la profezia
…vi uccidono con l’onda…
 
CT lasciava sui marciapiedi della città frasi,
frasi scritte a pennello con vernice bianca.
Le lasciava lì,
a farsi consumare dal tempo e dalle suole dei passanti.
 
Quello che mi attraeva, nelle scritte di CT, erano soprattutto i grumi di asfalto che non c’erano più, quelli saltati via,
quelli che si erano portati dietro un pezzo di lettera, di frase,
di significato.
 
Giravo per il Castello Sforzesco con una certa frequenza, per trascriver le frasi su un quadernetto,
vederne i mutamenti,
l’asfaltatura, i lavori in corso.
 
Spesso mi succedevano cose strane, da quelle parti;
ricordo di una frase che ho visto solo una volta,
una notte,
e poi mai più.
 
 
su frammenti di CT                                                             7’ 59”
parlato: Mirco Marchelli
 
Ho cercato in quelle parole; nel parlarle;
 
cercato, nel suono delle parole,
le imperfezioni, le rotture,
e CLCK e PPP e FFF e TRC.
 
Che sono come un po’ un vuoto,
come quello lasciato da una pallina
di catrame saltato via.
 
E mi chiedevo:
ma una parola smangiucchiata,
ha ancora il suo senso? significa ancora?
e il suono ha un suo senso?
e un riferimento?
e esiste la parola indipendente
dal suono che la dice?
chissà come si immaginano il significato delle parole i muti?
e i sordi?
 
A me, per esempio,
viene sempre da finire una parola lasciata a metà dalla radio,
da un passante,
da un manifesto strappato.
 
 
Quei vuoti, quegli strappi,
stanno al posto d’un tempo,
d’un movimento degl’occhi,
d’un suono ascoltato.
Una scossa, per percepir l’evento;
come un click
 
poi il tempo le scorre via, le parole;
 
e per un certo tempo ancora,
han vita negli occhi di chi li legge.
 
 
Fino a non restar completamente appiccicate alle suole dei
passanti.
 
  Nulla si consuma…
semplicemente scorre.
 
 
 
Carlo Torrighelli, marmista in pensione (ma c'è chi dice fosse un ingegnere ferito in guerra e da allora mai più ripresosi), per tutti "CT".
Viveva in via Pinamonte da Vimercate, girava in Brera- Garibaldi con un carretto e i tre cani "Bella", "Umanità", "Amour", scriveva sui marciapiedi, con la vernice bianca, "Chiesa assassina che uccidi con l'onda". Urlava: "Popolo bue!".

E’ morto nel 1983 a 75 anni.