da Pavese, Dialoghi con Leucò.
Il giovane Edipo, non ancora cieco, incontra il cieco Tiresia, ormai vecchio. Gli chiede il perché delle cose
Tiresia racconta che il mondo, quando ancora il tempo non esisteva, sanguinava e godeva.
Accadevano cose. Poi arrivarono gli déi, e diedero il nome alle cose.
Tu, Edipo, come gli déi, sei giovane.
Rischiari tu stesso le cose, e le chiami.
Ma -chiede Edipo-, non esiste forse un senso per le cose, come per le nuvole?
Perché, chiede Tiresia, che senso hanno le nuvole?
e Edipo: Una presenza dentro il vuoto...
Tu sei giovane, Edipo, non sai che la terra è roccia,
e il cielo più azzurro è il più vuoto.
Per chi come noi è cieco, tutte le cose sono un urto. Non altro.
Le cose del mondo sono roccia;
la roccia non si tocca con le parole
ti sei mai chiesto, Edipo, perché gli infelici invecchiandosi accecano?
Soltanto il cieco sa la tenebra.
Mi pare di vivere fuori dal tempo, di essere sempre vissuto, e non credo più ai giorni.
Anche in me c'è qualcosa che gode e che sanguina.
Prego gli déi che non mi accada(!)